Soli con noi stessi.
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Soli con noi stessi.
Soli con noi stessi
Si dice spesso “essere soli con se stessi”.
Questa è un’innocente contraddizione.
Non siamo soli quando si riflette o si medita.
Anzi si è in compagnia della nostra coscienza.
Essa ci sta sempre accanto, ci conosce bene, ci capisce meglio di chiunque altro, ci giustifica e a volte ci copre quando la verità è troppo cruda da digerire.
La nostra coscienza è la nostra migliore compagna, non esiste nessun essere vivente che la può sostituire.
La vera solitudine è essere fra tanti estranei e di più quando questi estranei sono i propri cari,
i compagni di vita, che dicono di conoscerci bene ma che in realtà hanno un’idea approssimata di chi siamo dentro.
Bonariamente lì facciamo felici facendogli credere che hanno capito tutto.
AH! Fosse vero!
Essere solo con se stesso è il momento in cui siamo più in sintonia con la vita.
In questi momenti non abbiamo maschere, ci diciamo tutto in faccia in modo cinico e sincero.
Dalla mente alla parola la via rimane troppo stretta e tortuosa, così è stato dall’origine delle civiltà.
Come potremmo avere rapporti sociali se esternassimo sempre i nostri pensieri più sconci e crudeli?
Allora rimaniamo in confidenza con la nostra amica coscienza che come una psicologa permanente ci accarezza e ci rilassa, facendoci stare un pò più in pace con noi stessi.
GK
Si dice spesso “essere soli con se stessi”.
Questa è un’innocente contraddizione.
Non siamo soli quando si riflette o si medita.
Anzi si è in compagnia della nostra coscienza.
Essa ci sta sempre accanto, ci conosce bene, ci capisce meglio di chiunque altro, ci giustifica e a volte ci copre quando la verità è troppo cruda da digerire.
La nostra coscienza è la nostra migliore compagna, non esiste nessun essere vivente che la può sostituire.
La vera solitudine è essere fra tanti estranei e di più quando questi estranei sono i propri cari,
i compagni di vita, che dicono di conoscerci bene ma che in realtà hanno un’idea approssimata di chi siamo dentro.
Bonariamente lì facciamo felici facendogli credere che hanno capito tutto.
AH! Fosse vero!
Essere solo con se stesso è il momento in cui siamo più in sintonia con la vita.
In questi momenti non abbiamo maschere, ci diciamo tutto in faccia in modo cinico e sincero.
Dalla mente alla parola la via rimane troppo stretta e tortuosa, così è stato dall’origine delle civiltà.
Come potremmo avere rapporti sociali se esternassimo sempre i nostri pensieri più sconci e crudeli?
Allora rimaniamo in confidenza con la nostra amica coscienza che come una psicologa permanente ci accarezza e ci rilassa, facendoci stare un pò più in pace con noi stessi.
GK
Ospite- Ospite
concordo
Sai è quello che penso anch'io gk..è proprio quello a cui pensa l'uomo (credo), sin da non so quale epoca storica. E' incredibile se ci pensi però dovremmo cercare di farci capire, per esempio anche dal fidanzato/a, marito/moglie. Cercare di portarlo/a nel nostro mondo per far fondere i due mondi ed essere davvero un'unica cosa con noi stessi e loro. Così magari ci rilasseremmo e capiremmo che la nostra mente e il nostro stato d'animo quando siamo da soli, i nostri pensieri e insomma noi stessi, potrebbero essere proiettati in altri ambienti. Se pensi a Leopardi, in effetti, mi viene sempre in mente lui quando penso a questa cosa. Lui forse voleva combattere questo stato d'animo da quanto traspare dalla sua poetica. Non credi? Voleva Teresa Fattorini vicino ma era troppo 'diverso' perché lei potesse davvero capirlo fino in fondo. Voleva tante cose per l'uomo, che la natura cambiasse il suo corso..ma niente! Insomma va beh ciao a tutti.....ciao gracina sei un'artista
ossidiseppia82- Numero di messaggi : 44
Data d'iscrizione : 12.04.10
Soli con la poesia
Sono molti i poeti e gli scrittori che hanno affrontato questa tematica.
La solitudine della singola persona e la coscienza di essere soli con il proprio ego sono un problemi che vivono con l'uomo da sempre.
Giustamente Leopardi ma anche Pirandello hanno affrontato questi quesiti.
Pirandello, in particolare, è riuscito a classificare gli stati d'animo.
Secondo lui ogni uomo è solo ed incompreso da tutti.
Nessun'altra persona potrà mai dire di conoscerlo bene perchè ci sono sensazioni che ognuno di noi ritiene inconfessabili.
Se un giorno ognuno di noi esternasse liberamente il proprio pensiero sarebbe la fine della civiltà umana.
grazie osso82
La solitudine della singola persona e la coscienza di essere soli con il proprio ego sono un problemi che vivono con l'uomo da sempre.
Giustamente Leopardi ma anche Pirandello hanno affrontato questi quesiti.
Pirandello, in particolare, è riuscito a classificare gli stati d'animo.
Secondo lui ogni uomo è solo ed incompreso da tutti.
Nessun'altra persona potrà mai dire di conoscerlo bene perchè ci sono sensazioni che ognuno di noi ritiene inconfessabili.
Se un giorno ognuno di noi esternasse liberamente il proprio pensiero sarebbe la fine della civiltà umana.
grazie osso82
Ospite- Ospite
Autocensura
Di recente, non ricordo in quale occasione, ho sentito parlare del concetto di autocensura. Ognuno di noi nella vita di tutti i giorni si autocensura, cioè non esprime fino in fondo i propri pensieri per vari motivi (per rispetto agli altri, perché troppo estremi, perché troppo difficili da far capire, perché illegali, eccetera).
Penso che sia un concetto vicino a ciò che avete già detto. Vorrei aggiungere che una giusta dose di autocensura (la chiamo così...) va bene nei rapporti sociali, nel vivere comune. Penso invece che nell'arte l'autocensura è dannosa per l'autore, è un freno alla creatività. Avete parlato di Leopardi, penso che sia diventato un grande artista proprio perché nella sua arte ha dato sfogo al proprio io senza nessun freno, senza autocensura. (di Leo ho solo ricordi scolastici, se sbaglio corregetemi o curreggiatemi )
Ma, forse, il proprio io e la propria coscienza son due cose diverse...? Quale dei due opera l'autocensura? Più che scrivo e più che m'intrafuno... aiutoo...
Penso che sia un concetto vicino a ciò che avete già detto. Vorrei aggiungere che una giusta dose di autocensura (la chiamo così...) va bene nei rapporti sociali, nel vivere comune. Penso invece che nell'arte l'autocensura è dannosa per l'autore, è un freno alla creatività. Avete parlato di Leopardi, penso che sia diventato un grande artista proprio perché nella sua arte ha dato sfogo al proprio io senza nessun freno, senza autocensura. (di Leo ho solo ricordi scolastici, se sbaglio corregetemi o curreggiatemi )
Ma, forse, il proprio io e la propria coscienza son due cose diverse...? Quale dei due opera l'autocensura? Più che scrivo e più che m'intrafuno... aiutoo...
Chi dice sempre il vero scagli la prima pietra.
Mi allaccio a questa lettera.
Io credo che nella vita moderna sia un'esigenza fondamentale quella di dire piccole bugie.
Gli equilibri sociali e della vita comune sono così precari che se dicessimo sempre la verità sarebbe la guerra.
Come dire al nostro capo che ci ha rotto?
E alla propria donna che è meno bella?
E al vicino antipatico?
Serve un verità taroccata.
Sò già che i penpensanti mi criticheranno dandomi del falso ma io sono certo di dire che ognuno di noi ha mentito e mente anche oggi.
La vita è anche questo.
ps non so qualè la differenza fra proprio io e coscienza!
Se me lo spieghi ti posso aiutare.
Io credo che nella vita moderna sia un'esigenza fondamentale quella di dire piccole bugie.
Gli equilibri sociali e della vita comune sono così precari che se dicessimo sempre la verità sarebbe la guerra.
Come dire al nostro capo che ci ha rotto?
E alla propria donna che è meno bella?
E al vicino antipatico?
Serve un verità taroccata.
Sò già che i penpensanti mi criticheranno dandomi del falso ma io sono certo di dire che ognuno di noi ha mentito e mente anche oggi.
La vita è anche questo.
ps non so qualè la differenza fra proprio io e coscienza!
Se me lo spieghi ti posso aiutare.
Ospite- Ospite
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