Lettera a Saverio Altamura
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Lettera a Saverio Altamura
Lettera a Saverio Altamura
Caro amico.
E’ tempo ormai che ti scriva, visto che la tua presenza si è fatta avara dai tempi delle sere fiorentine.
Quasi nove anni sono passati ma il pensiero mio e degli altri spesso ritorna a te e al tuo istinto pittorico.
Dopo le mie nozze con Eletta non ho più sentito in te quel compagno che eri.
So dei problemi di salute che ti hanno afflitto fino ad ieri e mi rammarico se la mia voce e la mia presenza si sono fatte attendere.
Credimi non son io ma è la vita che condiziona le nostre scelte.
Ho chiesto spesso a Telemaco di te e della tue vicende ma tu sai come il nostro comune amico sia restio a dare chiarimenti e approfondimenti.
Tanto vorrei sapere come vivi e quali sono i pensieri che tieni per te gelosamente.
In me hai sempre trovato un confidente, com’io in te e questo silenzio mi pare di un abbandono prematuro.
Cosa accadde? Dove errai?
Forse peccai di presunzione o distrazione.
Forse alcune ree parole sibilarono non curanti dalla mia bocca e non mi accorsi.
Offendimi, puniscimi ma parla per Dio!
Non sono lontane le nostre serate all’Orologio dove scoprimmo i misteri dell’arte e dove spensierati correvamo come puledri in corsa.
Ricordo ancora le nostre notti alla taverna dove ridevamo fra gli eccessi e dove riuscisti a far bere pure Giovanni.
Mi mancano quelle serate ma non possono più tornare ormai.
Incontro talvolta Giovanni e Telemaco e parliamo confrontando le nostre opere.
Giovanni è sempre stato uno scalino sopra di tutti ma questo certo non ci placava negl’intenti.
Eravamo giovani e spensierati ma ancor oggi non mi sento meno, apparte i primi acciacchi.
Ricordi la riviera ligure?
A Manarola passammo i nostri giorni più belli.
Tu correvi con un entusiasmo senza pari alla cattura degli ultimi scampoli di luce, e che luce!
Telemaco meditava come al solito mentre io con Giovanni e Silvano compivamo frettolosamente i nostri schizzi sui taccuini.
Che sensazioni provammo, la luce ci mandava in’estasi, mai a Firenze avevamo visto niente di simile.
Alle cinque terre tutto inebriava ed i nostri risultati premiarono quegli sforzi.
Dopo i successi di Palazzo Vecchio uscimmo dall’oscurità, eravamo ormai pittori conosciuti, <<Quelli della Macchia!>> ci chiamarono e tutti eravamo fraterni e compatti.
Poi gl’impegni ci hanno diviso e forse qualcosa si è incrinato in quel momento.
Tu pian piano sei come svanito ed io forse l’ho fatto con te.
Avevi la possibilità di riaffermarti anche te, perché non l’hai fatto?
Perché hai lasciato che il buio ti ricoprisse lentamente.
Eravamo tutti concordi e nessuno di noi poteva dichiararsi migliore di un altro ma tu ti sei fermato.
Quale sinistro tormento ti ha così travolto l’animo?
Come hai potuto perdere in pochi giorni le tue convinzioni e le tue passioni vitali?
Ah! Saverio. Che dolore provai, quando sentii dalle tue parole che avevi abbandonato la tavolozza.
Un dispiacere misto a rancore perché si può accettare una scelta solo se se né conoscono i motivi.
Ma le tue scuse sono fragili come fiori di campo e le tue parole risuonano false nella mia mente.
Come puoi smettere di dipingere? Non è possibile farlo.
Può finire un’amore per una dama, può finire un’opera quando è ultimata e può scendere il buio dopo il giorno ma la passione per l’arte non può esaurirsi.
Essa è nata in te come i polmoni, il cuore,i nervi e tutti gli organi che madre natura ti ha donato.
Si può forse decidere di fermare i polmoni?
Si può spegnere il cuore così come si smorza una candela?
Solo la morte lo può ma tu no!
La pittura non ha lo stesso valore del gioco delle bocce o del tiro a bersaglio.
Si può disfarsi di un remo e di una racchetta ma non di un pennello,non tu!
Quello che hai scoperto, ascoltato, assaporato, riprodotto è venuto dal tuo spirito e non da un bisogno materiale.
Tu inganni noi ma soprattutto tradisci te stesso.
Non descriverti come un superficiale sgherro da taverna.
Il tuo estro, la tua sensibilità sono represse in te.
Stai soffocando la tua vocazione per interessi malsani e terreni.
E poi se non arte,l’amicizia almeno o hai smesso forse anche quella!
Ti sei fatto spesso desiderare e ti sei negato in modo astioso ed evidente cosa mi vuoi far capire?
Sono così rivoltante da meritare la tua sgarbata indifferenza?
Sono un visionario ma non sono cieco.
Oggi a Castiglioncello la luce ci avvolge con i suoi veli di gioia.
L’estate sembra essere mai finita e io e Silvano, ogni mattina, ci alziamo di buon ora, scendiamo alla fondata per dipingere i pescatori.
Che magia, che atmosfera…mi sento uno di loro.
Mercoledì siamo andati con Attilio a vedere la vendemmia.
Silvano si è così commosso che si è messo al lavoro anche lui.
Manchi solo te.
La Gina la sera prepara spesso quella zuppa di pesce che tanto ti piaceva e un buon fiasco di nero non manca di certo.
Poi dopocena, restiamo a parlare d’arte fino a tardi, fumando un buon toscano in tutta quiete.
Non possiamo desiderar di meglio in questa vita per ingannar la morte.
Castiglioncello
Ventiquattro settembre 1886 Odoardo Borrani
A.V.net.
© Polistampa 2008, arts&mores group.
Caro amico.
E’ tempo ormai che ti scriva, visto che la tua presenza si è fatta avara dai tempi delle sere fiorentine.
Quasi nove anni sono passati ma il pensiero mio e degli altri spesso ritorna a te e al tuo istinto pittorico.
Dopo le mie nozze con Eletta non ho più sentito in te quel compagno che eri.
So dei problemi di salute che ti hanno afflitto fino ad ieri e mi rammarico se la mia voce e la mia presenza si sono fatte attendere.
Credimi non son io ma è la vita che condiziona le nostre scelte.
Ho chiesto spesso a Telemaco di te e della tue vicende ma tu sai come il nostro comune amico sia restio a dare chiarimenti e approfondimenti.
Tanto vorrei sapere come vivi e quali sono i pensieri che tieni per te gelosamente.
In me hai sempre trovato un confidente, com’io in te e questo silenzio mi pare di un abbandono prematuro.
Cosa accadde? Dove errai?
Forse peccai di presunzione o distrazione.
Forse alcune ree parole sibilarono non curanti dalla mia bocca e non mi accorsi.
Offendimi, puniscimi ma parla per Dio!
Non sono lontane le nostre serate all’Orologio dove scoprimmo i misteri dell’arte e dove spensierati correvamo come puledri in corsa.
Ricordo ancora le nostre notti alla taverna dove ridevamo fra gli eccessi e dove riuscisti a far bere pure Giovanni.
Mi mancano quelle serate ma non possono più tornare ormai.
Incontro talvolta Giovanni e Telemaco e parliamo confrontando le nostre opere.
Giovanni è sempre stato uno scalino sopra di tutti ma questo certo non ci placava negl’intenti.
Eravamo giovani e spensierati ma ancor oggi non mi sento meno, apparte i primi acciacchi.
Ricordi la riviera ligure?
A Manarola passammo i nostri giorni più belli.
Tu correvi con un entusiasmo senza pari alla cattura degli ultimi scampoli di luce, e che luce!
Telemaco meditava come al solito mentre io con Giovanni e Silvano compivamo frettolosamente i nostri schizzi sui taccuini.
Che sensazioni provammo, la luce ci mandava in’estasi, mai a Firenze avevamo visto niente di simile.
Alle cinque terre tutto inebriava ed i nostri risultati premiarono quegli sforzi.
Dopo i successi di Palazzo Vecchio uscimmo dall’oscurità, eravamo ormai pittori conosciuti, <<Quelli della Macchia!>> ci chiamarono e tutti eravamo fraterni e compatti.
Poi gl’impegni ci hanno diviso e forse qualcosa si è incrinato in quel momento.
Tu pian piano sei come svanito ed io forse l’ho fatto con te.
Avevi la possibilità di riaffermarti anche te, perché non l’hai fatto?
Perché hai lasciato che il buio ti ricoprisse lentamente.
Eravamo tutti concordi e nessuno di noi poteva dichiararsi migliore di un altro ma tu ti sei fermato.
Quale sinistro tormento ti ha così travolto l’animo?
Come hai potuto perdere in pochi giorni le tue convinzioni e le tue passioni vitali?
Ah! Saverio. Che dolore provai, quando sentii dalle tue parole che avevi abbandonato la tavolozza.
Un dispiacere misto a rancore perché si può accettare una scelta solo se se né conoscono i motivi.
Ma le tue scuse sono fragili come fiori di campo e le tue parole risuonano false nella mia mente.
Come puoi smettere di dipingere? Non è possibile farlo.
Può finire un’amore per una dama, può finire un’opera quando è ultimata e può scendere il buio dopo il giorno ma la passione per l’arte non può esaurirsi.
Essa è nata in te come i polmoni, il cuore,i nervi e tutti gli organi che madre natura ti ha donato.
Si può forse decidere di fermare i polmoni?
Si può spegnere il cuore così come si smorza una candela?
Solo la morte lo può ma tu no!
La pittura non ha lo stesso valore del gioco delle bocce o del tiro a bersaglio.
Si può disfarsi di un remo e di una racchetta ma non di un pennello,non tu!
Quello che hai scoperto, ascoltato, assaporato, riprodotto è venuto dal tuo spirito e non da un bisogno materiale.
Tu inganni noi ma soprattutto tradisci te stesso.
Non descriverti come un superficiale sgherro da taverna.
Il tuo estro, la tua sensibilità sono represse in te.
Stai soffocando la tua vocazione per interessi malsani e terreni.
E poi se non arte,l’amicizia almeno o hai smesso forse anche quella!
Ti sei fatto spesso desiderare e ti sei negato in modo astioso ed evidente cosa mi vuoi far capire?
Sono così rivoltante da meritare la tua sgarbata indifferenza?
Sono un visionario ma non sono cieco.
Oggi a Castiglioncello la luce ci avvolge con i suoi veli di gioia.
L’estate sembra essere mai finita e io e Silvano, ogni mattina, ci alziamo di buon ora, scendiamo alla fondata per dipingere i pescatori.
Che magia, che atmosfera…mi sento uno di loro.
Mercoledì siamo andati con Attilio a vedere la vendemmia.
Silvano si è così commosso che si è messo al lavoro anche lui.
Manchi solo te.
La Gina la sera prepara spesso quella zuppa di pesce che tanto ti piaceva e un buon fiasco di nero non manca di certo.
Poi dopocena, restiamo a parlare d’arte fino a tardi, fumando un buon toscano in tutta quiete.
Non possiamo desiderar di meglio in questa vita per ingannar la morte.
Castiglioncello
Ventiquattro settembre 1886 Odoardo Borrani
A.V.net.
© Polistampa 2008, arts&mores group.
Apollinaire- Moderatore
- Numero di messaggi : 207
Data d'iscrizione : 26.12.08
WOW !
Non avevo mai letto niente relativamente ai macchiaioli.
Non sono molto informata sul gruppo, o meglio conosco qualche opera ma non nè conosco le vite (apparte gli scritti dell'Antilluminista.)
Questo scritto è intimo e toccante.
Lascia dietro se un senso di amicizia e arte fuse insieme.
E' una confessione di un'amico verso un'altro.
Bello.
Complimenti ad Apollinaire che è riuscito a scovare questo piccolo grande scorcio di letteratura.
Scovare o.........
Ciao.
Non sono molto informata sul gruppo, o meglio conosco qualche opera ma non nè conosco le vite (apparte gli scritti dell'Antilluminista.)
Questo scritto è intimo e toccante.
Lascia dietro se un senso di amicizia e arte fuse insieme.
E' una confessione di un'amico verso un'altro.
Bello.
Complimenti ad Apollinaire che è riuscito a scovare questo piccolo grande scorcio di letteratura.
Scovare o.........
Ciao.
Ospite- Ospite
Bella lettera.
Bravo Apollo.
Mi è molto piaciuta la tua lettera.
E' una delle cose più belle che hai scritto sul forum.
Qualcosa di toccante ed intimo.
Rileggo volentieri le tue poesie.
Mi è molto piaciuta la tua lettera.
E' una delle cose più belle che hai scritto sul forum.
Qualcosa di toccante ed intimo.
Rileggo volentieri le tue poesie.
Ospite- Ospite
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